Incipio, incipis, incipit #4
Buongiorno carissimi,
questi giorni di inizio 2014 sono un po’ strani, il tempo sembra non bastare mai e non riesco ad avviare tanti progetti che avevo previsto di iniziare a gennaio…c’è nessuno che conosca un incantesimo per raddoppiare il tempo a disposizione?!?
Passiamo al nostro libro di oggi: vi propongo le prime righe di uno dei miei libri preferiti, Passavamo sulla terra leggeri di Sergio Atzeni, uno scrittore mio conterraneo morto troppo presto e dal talento grandissimo…Insomma io lo adoro e spero di poterlo far conoscere a più gente possibile.
questi giorni di inizio 2014 sono un po’ strani, il tempo sembra non bastare mai e non riesco ad avviare tanti progetti che avevo previsto di iniziare a gennaio…c’è nessuno che conosca un incantesimo per raddoppiare il tempo a disposizione?!?
Passiamo al nostro libro di oggi: vi propongo le prime righe di uno dei miei libri preferiti, Passavamo sulla terra leggeri di Sergio Atzeni, uno scrittore mio conterraneo morto troppo presto e dal talento grandissimo…Insomma io lo adoro e spero di poterlo far conoscere a più gente possibile.
Non sapevo nulla della vita. Antonio Setzu raccontò la storia e quel che seppi era troppo, era pesante, immaginarlo e pensarlo mi metteva paura dell’uomo, del mondo e della morte. Dimenticai per trentaquattro anni. Ora ricordo, parola per parola.Nella lingua fra i fiumi. Cento e cento case di canne, paglia e fango. L’alta zicura di limo e tronchi al limite dell’acqua, trecentotrentatré scalini per arrivare all’altare dove pulsava il cuore del capro, leggevamo la parola, interrogavamo il cielo e pronunciavamo oracoli.Nulla è tanto ordinato e perfetto quanto immotivato e misterioso come il cielo e la volta stellata che studiavamo ogni notte immersi in calcoli sulle distanze, le orbite, i cicli.Distoglievamo il popolo dalle false certezze. Il numero spiega e aggiunge mistero, come la memoria. Il contadino chiedeva: «Avremo un buon raccolto, quest’anno?». Sapendo la casualità della pioggia e del secco, le stagioni consuete e le infinite varianti, rispondevamo: «Oltre i fiumi, in terre non lontane, la notte incombe a mezzogiorno, forse sono nuvole di pioggia, forse nugoli di cavallette».Era difficile sbagliare.
Un libro che davvero ho nel cuore, una poeticissima epopea della Sardegna e dei suoi abitanti, dagli albori della Storia fino a noi.
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Grazie per aver letto fino a qui! Se mi lasci un commento sarò felicissima di leggerlo ^_^